Categoria: Tecnologia
Test: Philips Fidelio L2BO



Nexus 5 Vs Pavimento
In questi giorni mi ha colpito un grave lutto, il mio adorato Nexus 5 Panda, quello bianco per intenderci, ha avuto uno sfortunato incontro con le piastrelle del pavimento. Mi pare superfluo dire che ha vinto brutalmente quest’ultimo.
Il display e il touch sono ancora funzionanti ma il vetro Gorilla Glass 3 si è sbriciolato.
Non riuscendo ad accettare il fatto di dovermi separare dal Nexus ho anche pensato di controllare su Google se esistessero how-to per una riparazione fai-da-te ma il fatto che vetro e display siano saldati insieme unito al fatto che il pezzo di ricambio si trova su ebay per una cifra variabile fra i 140 e i 160 dollari mi ha fatto desistere.
Così dopo aver accettato la separazione forzata ho chiamato il numero verde di Assisteza Hardware di Google Play: 800593900
Mi ha risposto gentilissima Sara, l’operatrice del call center di Google, che dopo aver appreso la sventurata notizia ha avuto l’accortezza di dirsi dispiaciuta per l’incidente, e onestamente anche se non ha risolto molto devo dire che l’ho trovata molto positiva.
Essendo un’incidente causato dalla mia imperizia ovviamente non mi aspettavo una riparazione in garanzia, per la quale Google prevede un rapido servizio tramite corriere da quanto apprendo sui vari forum consultati, ma una banalissima riparazione a mio carico.
Purtroppo Google gestisce solo le riparazioni in garanzia e dal call center mi passano il numero verde di LG.
L’assistenza telefonica di LG mi segnala un centro assistenza in zona, da cui sono già passato e mi è stato detto che la riparazione potrebbe richiedere fino ad un mese. Attualmente il Nexus 5 è ancora a casa perchè ho preferito farne un backup e reset prima di portarlo in assistenza, così domani lo porterò e inizierà l’odissea.
Vi terrò aggiornati sugli sviluppi della storia.
Darwinismo Digitale
Vi è qualcosa di grandioso in questa concezione di vita, con le sue diverse forze, originariamente impresse dal Creatore in poche forme, o in una forma sola; e nel fatto che, mentre il nostro pianeta ha continuato a ruotare secondo l’immutabile legge della gravità, da un così semplice inizio innumerevoli forme, bellissime e meravigliose, si sono evolute e continuano a evolversi. (Charles Darwin)
Non c’è nulla da fare, tutto quello che ci circonda cambia ed è in continuo cambiamento e chi non si adegua è perduto.
La biologia ci insegna che ogni organismo si adatta al proprio ambiente, dal freddo polare al caldo torrido del deserto non c’è un posto in cui la vita non ha saputo adattarsi e proliferare, ovviamente gli organismi che non si sono adattati o si sono spostati in situazioni più adeguate o banalmente si sono estinti.
La storia dall’altra parte ci insegna che nello stesso modo si è evoluto il comportamento umano e che i popoli che non si sono adattati in modo efficace alla condizioni sociopolitiche banalmente sono scomparsi in favore di forme più “evolute” di organizzazione. Se non ci fosse stata l’evoluzione adesso saremmo in giro con le bighe o ancora peggio non ci sarebbe nemmeno la ruota e la democrazia, pur piena di difetti, non esisterebbe nemmeno come concetto astratto.
Ogni volta che qualcuno mi fa notare che le nuove tecnologie rovinano il lavoro tradizionale rispondo che le automobili hanno fatto sparire le fabbriche di carrozze ma che il mondo è andato avanti senza grandi problemi o che le lampadine hanno sicuramente ridotto il business delle candele ma ad oggi non sembra affatto un problema per nessuno anzi è un fatto scontato.
Con la tecnologia digitale è la stessa cosa, chi si adegua vince altrimenti soccombe.
Mi stupisco quando scopro che ci sono persone con meno di 40 anni che non comprano su Internet, per me è semplicemente qualcosa di assurdo.Posso capire un po’ di preoccupazione quando si tratta di vestiti perché è problematico il discorso delle taglie e dei resi, anche se le aziende si stanno organizzando al meglio con i servizi logistici per offrire un servizio quasi impeccabile. Non capisco questo timore degli acquisti online quando si tratta di tecnologia anche perché spesso i prezzi sono vantaggiosissimi, con risparmi anche del 30% rispetto alla grande distribuzione. L’origine di questa diffidenza è nel rischio di fregature, i giornali e i telegiornali parlano di queste cose solo per raccontare truffe e raggiri e quando si dedicano a spiegare come si fa si limitano a trafiletti o servizi di qualche minuto. Chi non si evolve e decide di tenersi alla larga dallo shopping online spende di più e spesso non informandosi spende peggio i propri soldi.
Facebook e i social network in generale rappresentano un’opportunità lavorativa, ma chi non sa usarli in questa corsa sarà svantaggiato e vedendo quanta gente abbocca alle bufale più ridicole o quanti non sanno gestire la propria privacy e la propria immagine digitale mi rendo conto che saranno in pochi a sfruttarla pienamente. La rete sta offrendo nuove opportunità sia nella ricerca di lavoro sia nella creazione di lavori nuovi. Giusto per farvi un esempio,negli ultimi anni sta crescendo l’importanza dei blogger, gente pagata per scrivere e recensire prodotti o servizi e per consigliare e radunare gli appassionati di un determinato settore. In un mondo globalizzato dove la manodopera cinese ha un costo irrisorio non si può credere di poter investire ancora nell’industria e l’evoluzione è rappresentata proprio dal sapersi inventare lavori nuovi legati alle ultime tecnologie e ai contenuti digitali fruibili appunto grazie alle novità tecnologiche. Anche in questo caso l’informazione non aiuta trattando l’argomento social network e blog o come fonte di pericolo per il cyberbullismo oppure come banale fenomeno di costume.
Bisogna tenere il passo, se non addirittura stare un passo avanti, informandosi, leggendo e studiando. Cercando di capire come funzionano le cose, anche a livello elementare, perché chi vuole fare il pigro o quello a cui non interessano le diavolerie tecnologiche o chi si limita a gestirle di pancia pubblicando un giorno le proprie foto da ubriaco e il giorno dopo appellandosi ad assurde richieste sulla privacy banalmente farà la fine dei dodo.
Meglio Deezer o Spotify?
Ieri sera ero a cena a casa di un amico, che ha pure cucinato bene impedendomi di dirgli una volta assaggiato il risotto: “Vuoi che muoro?”, e vicino a noi c’era a tenerci compagnia il suo Macbook Pro acceso con Spotify a fare da colonna sonora con una playlist radio. Una volta scoperta questa cosa tutti i commensali hanno iniziato a proporre brani e canzoni da ascoltare e la serata è stata caratterizzata da momenti sonori particolarmente vari.
In questo genere di serate scopri musica nuova e ieri sera abbiamo anche scoperto la grande comodità dei servizi di musica in streaming.
Attualmente l’offerta di musica in streaming è composta principalmente da due sistemi: Spotify e Deezer, molto simili come offerta ma leggermente differenti come filosofia.
Spotify è caratterizzato da un’applicazione vera e propria che si installa sul proprio PC o Mac (per Linux esiste una versione beta) e permette di accedere all’archivio di brani offerto dal servizio. L’iscrizione è gratuita e permette a chi si iscrive di ascoltare liberamente per 6 mesi tutta la musica presente sui loro server, l’ascolto è inframmezzato da delle pubblicità in stile radiofonico.Terminato il periodo iniziale di 6 mesi l’utilizzo di Spotify viene limitato a 10 ore a mese.
Esistono 2 piani a pagamento: Unlimited e Premium, il primo, per 4,99€ al mese, permette l’ascolto illimitato,alza la qualità audio a 320k ed elimina la pubblicità, mentre il piano Premium,da 9,99€ al mese, aggiunge la possibilità di utilizzare l’applicazione anche sui dispositivi mobili, come tablet e smartphone, e aggiunge la possibilità di scaricare i brani preferiti per l’ascolto offline.
Deezer su computer non ha una sua applicazione ma si utilizza semplicemente dal browser, non richiedendo così nessuna installazione. L’utilizzo gratuito di Deezer per il periodo di prova è di 6 mesi, una volta terminata si possono ascoltare le webradio e 2 ore di musica al mese.
L’offerta a pagamento è composta da due pacchetti: Premium e Premium+, il primo a 4,99€ al mese permette l’ascolto illimitato di musica in alta qualità sul proprio PC ovviamente senza interruzioni pubblicitarie, il secondo per 9,99€ estende l’ascolto all’applicazione per tablet e smartphone e permette l’utilizzo offline.
I servizi sono sostanzialmente sovrapponibili, i cataloghi non sono proprio identici ma in larga parte lo sono e l’offerta economica è uguale.
L’app di Spotify su PC è comoda e pratica ma Deezer su browser lo si può “portare” dove si vuole in un attimo non richiedendo nessuna installazione.
L’applicazione mobile di Spotify non l’ho ancora provata mentre quella di Deezer mi piace molto in versione iOS mentre la trovo un po’ scarna e spoglia su Android.
Pare che Spotify tenda a pagare meno gli artisti di case discografiche indipendenti rispetto a quelli delle major ma dovrebbe essere una situazione in via soluzione. Su Deezer non ho trovato notizie in merito.
Il mercato dello streaming è sicuramente in espansione tanto che Google ha in progetto un servizio simile sulla piattaforma Google Play ed indiscrezioni vedono Apple interessata al servizio Daisy.
Qua trovate Deezer e qui Spotify.
Voi quale servizio avete scelto o sceglierete? Gratis o a pagamento?
Whatsapp “finalmente” a pagamento
Per i terminali Android, Windows Phone e Blackberry è “finalmente” finito il periodo di utilizzo a scrocco di WhatsApp, mentre chi lo utilizza su terminali iOS lo ha già pagato a suo tempo comprando l’applicazione.
Dico “finalmente” perchè il periodo di incertezza sulla gratuità dell’app in tutta onestà non mi è mai piaciuto, preferisco sempre sapere quanto devo spendere e se devo spendere.
Girano un sacco di voci trane sull’ammontare del pagamento, qualcuno dice che WhatsApp dovrebbe costare 1€ al mese e altri dicono che dovrebbe costare 1€ per un utilizzo senza limiti. Come sempre la verità sta ne mezzo e WhatsApp costerà 1$ all’anno o se preferite 0,76€ circa stando al cambio attuale (2 Marzo 2013).
Questo per quanto riguarda chi lo usa su Android, Windows Phone e Blackberry mentre chi ha acquistato l’app su iPhone lo avrà a vita per soli 0,89€.
Il pagamento per chi lo utilizza su smartphone Android avverrà tramite Google Play ma per chi non vorrà legare la propria carta di credito al sistema di pagamenti di Google potrà usare anche il proprio account PayPal. In questo caso la procedurà sarà un po’ più complicata perchè si dovrà andare sul sito whatsapp.com/android e scaricare il file apk da installare tramite esplora risorse e che modificherà il metodo di pagamento da Google Wallet e PayPal.
Trovo giusto pagare un app così ben fatta e presente su praticamente tutte le piattaforme possibili però leggo in giro che molti stanno già pensando ad eventuali alternative. Voi che idee avete?